/Crisi sanitaria e crisi democratica: Appello per la difesa dei diritti sociali e civili.

Crisi sanitaria e crisi democratica: Appello per la difesa dei diritti sociali e civili.

I rischi e i lutti della pandemia da Covid-19 e il pericolo di un collasso dei sistemi sanitari ci hanno proiettato tutte e tutti in una condizione di assoluta eccezione che rappresenta però anche una forte compressione per le garanzie e le libertà democratiche. La proclamazione dello Stato d’emergenza – in attuazione dell’articolo 32 della Costituzione sulla tutela della salute dei cittadini – comprime infatti altri essenziali diritti costituzionali, a partire dalla libertà di movimento e dalle possibilità di espressione pubblica del dissenso. 

Il distanziamento fisico è un fattore importante per contrastare la diffusione del virus ma ciò non può far proliferare provvedimenti regressivi sul piano dei diritti civili (come quelli che pretendono di assimilare le principali relazioni affettive di qualunque persona al modello della famiglia tradizionale) e non deve privare – per altro con tempistica indefinita – i cittadini dei fondamentali diritti democratici, come quello di manifestare osservando le precauzioni oggi necessarie. A maggior ragione in un momento in cui alla grave preoccupazione per gli effetti drammatici della pandemia si accompagna quella, non meno grave, per la durissima crisi economica e sociale. Una crisi annunciata che il lockdown sta facendo però esplodere in maniera devastante. Milioni di non garantit* in Italia come in tutto il mondo e in particolare nei “sud” del mondo, precari/e, lavoratori/trici, famiglie, donne, migranti rischiano di subire discriminazioni, di ritrovarsi senza tutele e senza fonti di reddito, senza alcuna possibilità di sostenere i costi della riproduzione sociale. 

Le scelte del Governo, che in questo contesto vengono attuate quasi esclusivamente attraverso lo strumento emergenziale del DPCM e con un inusuale e continuo ricorso alla comunicazione diretta dal Primo Ministro e dai Presidenti delle Regioni verso i cittadini, non sono mai per definizione “neutre” o “oggettive” né sul fronte del diritto alla salute, né su quello delle scelte di politica economica, né sul terreno dell’esercizio delle libertà personali e dei diritti civili. Sono scelte che, in democrazia, devono restare “discutibili”, anche attraverso la protesta sociale

Auspichiamo anzi che le strategie di contenimento epidemiologico della pandemia puntino sempre più sull’informazione e la consapevolezza delle persone piuttosto che sulla loro infantilizzazione paternalistica. Non è pensabile perciò che perduri una sostanziale illegalizzazione delle pratiche di uso politico dello spazio pubblico, ancorché realizzate in modo responsabile sul piano della tutela della salute propria e di quella altrui. L’eccesso di rigidità e il moltiplicarsi di multe e sanzioni verso iniziative che pure si sono svolte in condizioni di distanziamento e ragionevole prudenza, rischiano di scivolare perciò oggettivamente in un uso politico dello Stato d’emergenza. A maggior ragione se riguardano iniziative di sciopero dei lavoratori – che intanto hanno ricominciato a concentrarsi nelle aziende e nei mezzi pubblici – o addirittura gli stessi volontari della solidarietà dal basso che pure contribuiscono ad alleviare concretamente il disagio sociale, ma sono poi censurati se restituiscono (attraverso iniziative poco più che simboliche) tutto il malessere e il grido d’allarme che raccolgono quotidianamente. Auspichiamo anzi che le strategie di contenimento epidemiologico della pandemia puntino sempre più sull’informazione e la consapevolezza delle persone piuttosto che sulla loro infantilizzazione paternalistica. Non è pensabile perciò che perduri una sostanziale illegalizzazione delle pratiche di uso politico dello spazio pubblico, ancorché realizzate in modo responsabile sul piano della tutela della salute propria e di quella altrui. L’eccesso di rigidità e il moltiplicarsi di multe e sanzioni verso iniziative che pure si sono svolte in condizioni di distanziamento e ragionevole prudenza, rischiano di scivolare perciò oggettivamente in un uso politico dello Stato d’emergenza. A maggior ragione se riguardano iniziative di sciopero dei lavoratori – che intanto hanno ricominciato a concentrarsi nelle aziende e nei mezzi pubblici – o addirittura gli stessi volontari della solidarietà dal basso che pure contribuiscono ad alleviare concretamente il disagio sociale, ma sono poi censurati se restituiscono (attraverso iniziative poco più che simboliche) tutto il malessere e il grido d’allarme che raccolgono quotidianamente. 

Coordinamento Reti Sociali nell’emergenza del Covid19

ADERISCI