ORGANIZZIAMOCI PER RESISTERE E PER CAMBIARE
Premesso che non vogliamo minimizzare i rischi di contagio, che crediamo sia giusto prenderci cura di tutte le persone, con una particolare attenzione alle più vulnerabili o, anche, solo più disorientate o impaurite,
premesso che per noi fare politica è sinonimo di azione e lavoro con le persone, ci sentiamo di proteggere noi stess@ e la nostra comunità, senza però alimentare l’isolamento.
Riteniamo che sia importante, al di là delle ordinanze più o meno restrittive o prescrittive, avere cura delle persone intorno a noi; pensiamo che abbiamo una responsabilità individuale e collettiva e risponderemo a comuni norme di buon senso, prestando attenzione a sé e alle altre e agli altri. Ci piacerebbe contagiare con una narrazione, lontana dalla psicosi, ma, comunque, consapevole.
Sentiamo in questo momento il bisogno comune di tradurre in azione politica le contraddizioni che questa “crisi” sanitaria dovuta alla pandemia da Covid19 ha messo in evidenza ed il rischio concreto di migliaia di morti
Quindi innanzitutto di denunciare
- le scellerate scelte programmatiche nella sanità pubblica prese dalla politica in questi anni : carenza di personale, numero chiuso all’università e conseguente mancanza di figure professionali sul mercato del lavoro (per es. non ci sono anestesisti disoccupati); stop al turn over e ai concorsi ecc.
- il taglio progressivo dei fondi per la sanità e, più in generale, lo smantellamento dello stato sociale al quale abbiamo assistito hanno ridotto all’osso il nostro sistema di salute che da tempo lavora ai limiti della capienza, incapace di rispondere a qualsiasi emergenza (vedi ultimo incidente ferroviario nei pressi di Lodi con feriti portati in ospedali appartenenti a più province per mancanza di posti), con lo smantellamento di un sistema diffuso territorialmente e la concentrazione delle strutture ospedaliere nei capoluoghi di provincia: negli ultimi 10 anni il numero di ospedali è diminuito da circa 1.200 a circa 1.000 e anche i posti letto sono diminuiti, da circa 225,000 a circa 191.000 (-34.000).
A tutto ciò si aggiunga il livello di disparità del sistema sanitario nazionale e la “confusione” introdotta dalle modifiche del titolo V della Costituzione così raffazzonata che non si capisce a chi competono le responsabilità e le decisioni in materia sanitaria (governo, ministero, regioni).
Di fronte alla pandemia che avanza non c’è più tempo da perdere. Organizziamoci per pretendere
- che la garanzia delle cure e della sicurezza sanitaria per tutt@ deve essere al primo posto, al di là di ogni compatibilità economica nazionale e sovranazionale, e che la sanità pubblica deve subito attrezzarsi per far fronte all’eventuale estensione del contagio con fondi ed attrezzature, anche attraverso la requisizione delle strutture sanitarie private e dei laboratori di analisi per l’estensione quanto più ampia possibile dello screening (tamponi) con sicurezza
- che siano fermate tutte le attività produttive/servizi non necessarie, come richiedono i lavoratori in sciopero, messe in sicurezza ed incentivate quelle essenziali. In questo momento i profitti possono attendere e le speculazioni devono essere perseguite senza pietà.
- che venga garantito un reddito di “quarantena” individuale ed incondizionato uguale per tutt@ per poter rimanere a casa ed affinché la crisi economica che ci troveremo ad affrontare non sia pagata da lavoratori, precari, disoccupati ed in generale dai ceti sociali più disagiati
- che vengano fermati tutti gli sfratti e requisiti alberghi per senza casa e senza fissa dimora
- che venga garantita la salute anche nelle carceri con provvedimenti che le svuotino il più possibile attuando misure di amnistia e provvedimenti domiciliari come rivendicato con le rivolte di queste settimane costate incomprensibili ed ingiustificabili morti.
- una riorganizzazione sociale, politico ed economico degli stati sovrani e in particolare dell’Unione Europea che non ci pare tuttavia abbia mai avuto, fino a questo punto, una sostanziale valenza sociale e politica. E’ superfluo rivangare le drammatiche scelte di chiusura verso l’Italia dei giorni passati per la compravendita di materiale sanitario da parte di Francia e Germania, scelte sovraniste in direzione completamente opposta alla solidarietà minima necessaria che ci saremmo aspettati, soprattutto in un momento di crisi come questo. Assolutamente tardivo è stato il superamento parziale di tale direttiva, arrivato su indicazione della UE, anche se questo può essere visto come indicazione di solidarietà futura.
- più in generale una riflessione sull’assoluta necessità di superare la criminale e anacronistica economia fossile. In quest’ottica vediamo come nemici dei popoli e della terra tutte le scelte di politica economica di USA, Brasile e Arabia Saudita, feudi delle multinazionali, che vorrebbero trainare con catene sempre più serrate tutti gli altri stati-nazione occidentali.
- di ripartire urgentemente con una economia davvero sostenibile, così come invocato dai giovanissimi del Friday for Future e così come tanti scienziati internazionali indicano alla classe politica da tempo. A causa del blocco parziale delle attività umane, in sole poche settimane sono sotto gli occhi di tutti segni importanti di ripresa dell’ecosistema, il cui squilibrio resta la principale fonte di disastri sanitari, ivi compreso di una pandemia come questa. E’ delle ultime ore una ricerca scientifica del SIMA che evidenzia una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di Pm10 e PM2,5 e il numero di casi infetti da Covid-19.
Per tutto ciò, abbiamo bisogno di costruire una società più consapevole, colta e lucida dando più spazio e risorse alla scuola e a tutte le iniziative che possono aumentare il livello di consapevolezza e cultura di tutte-i, soprattutto di chi è lasciato da una parte nella precarietà economica e dall’altra al bombardamento dell’idiozia mediatica e consumistica.
Ma abbiamo anche la necessità di dotarci di una visione politica più ampia capace di guardare oltre l’emergenza di mettere insieme riflessioni e pratiche di critica radicale al modo di produzione capitalistico e neoliberista ed ai rapporti sociali che genera.
Di fronte ad una crisi sanitaria ed economica internazionale dobbiamo pensare ad una risposta internazionale, una grande alleanza dei popoli dal basso capace di pretendere e costruire un cambio di rotta a partire da quello che già è in campo, da ciò che già viene elaborato e agito quotidianamente da parte di tanti movimenti di donne e uomini nel mondo
Su come resistere nella crisi e su come costruire un futuro diverso faremo rete con gli altri Beni comuni, centri sociali, realtà di base e movimenti di lotta cittadini, attivi nei vari territori.
Riteniamo che sia urgente prendere parola ed agire perché lo stato d’emergenza ed il clima securitario che stiamo vivendo e che stiamo introiettando come inevitabile, potrebbe cambiare in senso reazionario le relazioni di potere fra governanti e governati, facendo leva sulla paura e auspicando l’uomo forte che ci tolga dai guai. Solo con uno stato sociale forte ed universale si è più sicuri, altro che telecamere e poliziotti.
In questi anni hanno cavalcato la paura per costruire muri, dividere e separare, ora c’è l’opportunità di trasformare la paura per pretendere i diritti che volevano cancellare: un welfare universale a partire dalla sanità, ma più in generale un altro modo di produzione e distribuzione della ricchezza sostenibile e giusto che salvi l’umanità dal collasso dell’attuale sistema economico.